Vespignani raccontato da Peppe Militello

0

Tracciati d’Arte n. 5

NP5_1Lo sguardo di Peppe Militello tradiva un entusiasmo impetuoso, scaltro. Era come se gli anni passati ad affiancare Renzo Vespignani non fossero mai passati, e le sue parole echeggiassero ancora nell’aria. La meticolosità nel rievocare gli eventi si coloriva di forte commozione e quella particolare mescolanza di colori, tanto cari al Maestro, prendeva forma, vita. In quel preciso istante, quello della rievocazione, il ritratto della madre di Vespignani sembrava osservarmi, austero, io ero lì, spettatrice acerba nel mio turbamento ad ispezionare una visione prodigiosa, come se la capacità analitica del Figlio di un chirurgo, mi avesse sedotta. Peppe era raggiante. Irradiava forza e misticismo nel raccontarmi di un amicizia fatta di autenticità ed un bicchiere di vino all’occorrenza. Le Figure di Vespignani sono visioni che si ergono nello spazio buio dell’attesa e ne disturbano l’equilibrio. Saldano l’evento-racconto e la realtà nascosta viene strappata dall’occhiata attenta di chi sa cogliere l’intimità delle cose con oggettività intensa e spietata. Persino spazio, luce e colore vanno sottomessi alla dinamica psicologica dell’attesa; la linea di contorno e la prospettiva sono sottratte agli schemi realisti: la realtà si affianca all’utopia. La memoria interseca l’allucinazione, restando sì ancorata al presente ed al reale, ma consapevole della decomposizione effettiva che avviene sul piano del fantastico, in cui l’immagine subisce una rielaborazione da parte della percezione soggettiva/personale. Dipingere è sognare e ricordare con le mani grazie alla tecnica, strumento che permette di entrare nella “buia tana dell’indicibile”. Realtà e memoria collimano perché l’evento reale si orna di memoria: cioè viene ammesso tramite l’intuizione del filtro mediatore dell’occhio, che vede nell’immagine uno spazio popolato di ricordi e di rappresentazioni. MIMESIS: “L’imitazione del bello e della natura o si volge ad un singolo oggetto, oppure raccoglie le osservazioni fatte su diversi soggetti e le mette su uno solo. La prima si chiama copia, simile, ritratto… . La seconda invece è la via che porta al bello universale e alle Figure ideali, ed è quella che hanno seguito i greci”.

J. Winckelmann, 1756

NP5_2Mimesis per Vespignani vuol dire “Anima Del Reale”. La visione deve assumere la forma compositiva del ciclo dell’oltrepassare e straripare del quadro nella sua successione, rendendosi “racconto”. Non illustrazione o interpretazione, non descrizione. La riproduzione artistica non è altro che un’altra faccia dell’esistente, una dimensione oscura della vita, una sequenza fatta di magia e tensione. Vespignani ha ricercato l’alterità del tangibile la sua facciata altra. Lo ha fatto arrestando l’esatto momento in cui il soggetto sferra un espressione delirante, catturandone il senso.

Renzo Vespignani, romano di nascita, iniziò nel 1943 dopo il bombardamento di Roma e da quel momento l’artista esplorò la miseria e la vitalità della periferia romana, con i suoi paesaggi ferroviari e i suoi abitanti. Nel 1945, scoperto da un importante gallerista romano, ebbe un immediato successo già dalla sua prima personale di pittura alla galleria “la margherita”, che lo portò, come disegnatore e incisore, ad essere presente con due opere al MOMA di New York ed a comparire su importanti testate giornalistiche internazionali. I suoi primi esordi sono di matrice espressionista.

NP5_3

Al Casino dei Principi di Villo Torlonia, nel decimo anniversario della sua dipartita, si celebra l’artista con opere che parlano di tutto il suo iter creativo. l’Archivio della Scuola romana ha fornito la documentazione e le fotografìe, mentre per mostrare i suoi periodi artistici, sono presentate opere di collezioni private che raramente sono state esposte. La mostra, curata da Netta Vespignani e Valerio Rivosecchi sarà aperta fino al 18 novembre 2012

NP5_4NP5_5

NP5_6
Periferia con gasometro, 1946. Olio su tela, Roma, Museo della Scuola Romana.

Dal 1948 al 1957 Vespignani sviluppa le sue ricerche in senso realista. Gli viene attribuito, nel 1951, alla biennale di Venezia, il primo premio per il bianco e nero. Sono questi gli anni di maggior impegno politico, nel 1956 fondò con alcuni intellettuali la rivista Città aperta, la quale rappresentava un tentativo di esprimere una posizione critica all’interno della società analizzandone i problemi, pur rimanendo politicamente impegnati, alcuni numeri di questa rivista sono esposti sotto una teca all’ingresso della mostra.

NP5_7

NP5_8

In foto Peppe Militello con alcuni artisti importanti tra i quali riconosciamo Pino Caruso. “Con quella pelliccia di lupo selvatico, quella sera venni scambiato per un uomo facoltoso, uno insomma con tanti soldi, e tutti volevano farsi fotografare con me! Alla fine della festa mi chiesero quale fosse la mia professione ed io dissi loro in tutta franchezza: il postino, a Trastevere. Inutile dire che facce fecero!”. Aggiunge, ripensando a quella lontana occorrenza: “Era una fredda sera d’inverno, io ero all’uscita del locale ed attendevo lì il Maestro Vespignani. Per la fretta non ero riuscito a prendere una giacca e lui, all’uscita, mi vide infreddolito che battevo i denti. Subito si tolse la sua pelliccia di lupo selvatico di dosso e me la regalò, nonostante io gli avessi più volte detto di non preoccuparsi. Tra l’altro, tornato a casa, dovetti delle spiegazioni a mia moglie, incredula di quel dono tanto importante”.

NP5_9

NP5_10

NP5_11

NP5_12
Il salotto del poeta
1975, Olio su tela

NP5_13

NP5_14
Il Sudore e la Gloria, 1974
Olio su tela
NP5_15
Autoritratto, 1975
Tecnica mista

“Le prime incisioni di Vespignani”, ha scritto Raffaele Carrieri, “le ho viste esposte dopo la guerra, nelle botteghe di via Margutta i suoi fogli sembravano avere in ogni filo di inchiostro un aculeo una spina, una miccia qualcosa che graffiasse o stesse per prendere fuoco un fuoco invisibile ma impellente. Il silenzio era più temibile, creava vuoti e aloni di vuoti intorno a persone e cose, il segno fortemente scavato ombroso e cromatico la struttura aspra del bianco e nero saranno per molti anni la firma di Vespignani” Con mano espertissima Vespignani lavora su rame o su zinco con la facilità di chi schizza sul foglio di un taccuino e la materia viene piegata a risultati estremamente calibrati e anche virtuosistici con immagini costruite quasi in punta di matita. Per Vespignani la figura umana sembra partecipe dello stesso deterioramento che intacca e avvelena l’orizzonte urbano. I suoi personaggi sono testimonianze della vita offesa, pericolante, ai margini di un deserto e le sue periferie sono indicative della morte della natura. “Una materia è un lessico” dice Vespignani, “che non cattura soltanto il contorno della realtà ma la sua carne, le azioni umane, i dati di natura, i fenomeni colti al massimo della concentrazione con tutto il loro peso e sudore esistenziale”.

NP5_16

NP5_17

NP5_18

NP5_19NP5_20NP5_21

NP5_22Facevo molte domande a Peppe Militello e lui mi raccontava di Renzo come di un uomo generoso ed amabile. Uno che più che dipingere con le mani lo faceva con l’anima. Uno che regalava le sue litografie ad impacciati camerieri silenziosamente innamorati di quello che la sua anima riusciva a concretizzare su tela. Su carta. Le sue risposte, intrise di affioranti memorie ed impressioni, mi lasciavano sbalordita, estasiata: riuscivo sempre meno a saccheggiare quei suoi attimi di vita quotidiana col mio cavilloso interesse. Peppe Militello ripose i suoi bizzarri occhiali nella custodia : “L’arte entra nel sangue, riempie ogni singola cellula, io mi nutro di arte”. Annuivo, cercando di capire e pensando a quanto fosse semplice e complessa quell’idea, simultaneamente. “La passione per l’arte era radicata in me sin da piccolo. Era il 1950, dopo la guerra, un giorno, mio padre mi diede alcune lire e mi disse vai alla fiera e fai la spesa. Ritornai dopo due ore e trovai tutti lì ad aspettare la spesa. Mio padre disse: allora? Mi presentai con un piccolo quadro, lo girai e tutti rimasero ammutoliti…! Nel dipinto era rappresentato un tavolo pieno di ben di Dio: polli, conigli, abbacchi, formaggi, pane, vino olive nere e tant’altro.

NP5_23

Vedi papà con quest’opera abbiamo risolto il problema della fame. Tu guarda e godrai. Fratelli, zìi, nonni, tutti rimasero impietriti, nessuno disse nulla, solo mia madre disse: effettivamente… è vero… Nel salutare Peppe Militello gli chiedo se ha altro da aggiungere. “Si, voglio ringraziare il mio prezioso assistente Elio David e due galleristi che hanno amato tantissimo Renzo Vespignani: Tony Porcello e Carmine Siniscalco.” Lo saluto. “Porto da sempre la pittura nello stomaco e l’arte nel cuore”. Peppe è raggiante. Mi ha raccontato una storia, la sua.

Noemi Paris

NP5_24

Lascia un commento

Questo sito raccoglie informazioni anonime sulla navigazione, mediante Cookie integrati da terze parti. Rispettando la privacy dei tuoi dati personali e secondo le norme previste dalla legge, continuando a navigare su questo sito accetti e acconsenti l’uso dei Cookie. Approfondisci leggendo la "Cookie policy completa"

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi