Le Aquae Caeretanae, riscoperte solo nel 1987, dopo oltre 1600 anni, sono ora in corso di ripulitura a cura del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite.
A cura di Arnaldo Gioacchini – Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO
Aquae Caeretanae: mito o realtà?
Le ultime notizie certe sulle famose Aquae Caeretanae ce le dette l’imperatore Lucio Domizio Aureliano (n. 214 p. C. m. 275 p. C.) il quale dichiarò che si trattava “delle acque termali più calde d’Italia”, mentre precedentemente lo storico e geografo greco Strabone (n. 60 a.C. m. 21 p. C.) nel suo De Geographia aveva scritto che “erano talmente famose da essere più popolate della stessa Caere”.
Sulle Aquae vi è anche da ricordare ciò che annotò lo storico antico romano Tito Livio (n. 59 a.C. m 17 p. C.) nella sua Ab Urbe Condida (una monumentale storia di Roma a partire dalla sua fondazione) “Nell’anno 535 tra i vari prodigi ci fu quello delle acque ceriti miste a sangue” (ovviamente a.C. e quindi siamo in piena epoca etrusca). Dopo Aureliano questo sito (esteso per circa 7 ettari! – Una vera e propria grande città termale dove si abitava, si sostava e dove, fra l’altro, effettuavano la quarantena anche le quadrate legioni romane) fu completamente obnubilato scomparendo dai “radar della storia” per oltre 1600 anni e ciò addirittura fino al 1987 del secolo scorso.
La riscoperta
Insomma, per riepilogare, il mistero delle Aquae Caeretanae scomparse per secoli (con un grande cruccio da parte degli studiosi di mezza Europa) era stato risolto con la “riemersione”, dai gangli della storia antica, di due grandi vasche (appunto il calidarium ed il tepidarium), colonne, mosaici policromi, marmi di giallo antico e di Carrara con il tutto “condito”, stando alle cronache dell’epoca, da una gran bella polla di acqua sulfurea che rendeva acre l’aria tutto intorno.
Attualmente il GATC che si avvale anche della capacità e della professionalità degli archeologi Flavio Enei e Stefano Giorgi (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite – onlus), ha avuto dalla Soprintendenza Archeologica (la quale ha come supervisore della Zona l’archeologa dr.ssa Rossella Zaccagnini) il permesso di ripulitura e lo sta facendo con la stessa équipe operativa, coordinata da Gianfranco Pasanisi.
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