Tracciati d’Arte n. 5
A differenza degli altri impressionisti che prediligevano ritrarre paesaggi o dipingere “en plein air”, Degas apre all’arte un nuovo modo di ritrarre le donne, dipingendole non in nobile posa, ma mentre si lavano, mentre si pettinano e si vestono, o si accingono ai lavori anche più umili o colte in gesti grotteschi o sguaiati, con lui basta veneri sospese nel tempo, basta mitizzazioni, le donne di Degas appartengono al quotidiano, alla contemporaneità. I loro sono i gesti che fanno parte della vita ed è tutto, pur sempre, femminilità. Inoltre le raffigura con una tecnica molto innovativa: le rappresenta dall’alto, dal basso, di lato, egli stesso diceva: “Voglio guardare attraverso il buco della serratura” per vedere la verità nuda, la naturale sensualità del corpo, del gesto che non si sa se appartenga a una signora o a una prostituta, mistero reso ancora più ambiguo dal fatto che la donna è sorpresa nell’intimità della sua stanza da bagno e la vasca da bagno la possedevano solo le prostitute o le ricche signore borghesi: così nascono le sue “Bagnanti”, uno dei temi dominanti dell’Opera di Degas, dipinti e acquerelli che rappresentano un terzo della sua produzione tra tutti cito “Femme après le bain” realizzato nel 1895. Come un fotografo il pittore dipinse le sue bagnanti non nell’intimità dei loro boudoir, ma nel suo stesso atelier, dove aveva istallato anche una vasca da bagno. La donna è sempre ritratta di schiena, le braccia alzate, a tenere l’asciugamano o la spugna, che lasciano libera la curva del seno, i capelli alzati che scoprono interamente la linea della schiena, le natiche appoggiate al bordo della vasca o del letto, ma sempre in primo piano all’occhio del pittore, che come un voyeur beatamente gode di questo erotismo palese lasciandolo scivolare mollemente nel quadro. Null’altro conta; è un inno alla nudità tanto che l’artista nasconde sempre il volto della donna quasi ad escludere la presenza di una personalità. Il pittore si interessa solo a due cose: al movimento e alla ” resa” della carne attraverso un innovativo uso dei colori per poter definire ogni piccolo poro della pelle, ogni gioco di luce ed ombra, ma all’inizio queste opere non vennero capite e i critici li definirono corpi putrefatti. Poco importa se Degas ama le donne o le disprezza, se ne è intimorito nell’ammirarne la grazia o è solo attratto dai gesti erotici o grotteschi. In realtà pare che fosse attirato ed ugualmente spaventato dal corpo femminile. E lui fu molto discreto al proposito. Non si sposò mai, né ebbe legami duraturi e negli ultimi anni c’è anche chi ha avanzato un’ipotesi di omosessualità non riconosciuta. Altri, invece, hanno voluto dare a questo rifuggire dalla donna in carne ed ossa una causa psicologica, una fuga dall’incubo sifìlide che aveva contagiato tanti suoi contemporanei, da Baudelaire a Manet.
La sua ossessione per le donne riguarda le lavandaie come le modiste, le donne di facili costumi come le giovani di buona famiglia. Ma lo affascinano soprattutto le ballerine. Gi atteggiamenti aggraziati o i gesti della stanchezza gli ispirarono molti quadri. Degas dona all’immortalità stelle avvolte in opalescenti tutù dalle delicate trasparenze, che sembrano fotografate nell’atto di compiere un virtuosismo o mentre in un momento di riposo si grattano una spalla o si allacciano una scarpetta. La maestria di Degas è tale che il quadro prende vita ed avvolge i sensi, sembra di udire il fruscio dei tutù, il leggero rumore delle scarpette che scivolano sul palco o il lieve sbadiglio della ballerina che a fondo sala si riposa. Non è solo un quadro “La classe de dans” dipinto tra il 1873 e il 1876, prima opera ad essere dedicata a questo soggetto, è l’invito che Degas ci fa di assistere ad una prova nei sottotetti dell’Opera per meglio farci entrare nella vita delle ballerine fatta anche di difficoltà e momenti ingrati, per questo le raffigura alla fine di una lezione. Alle composizioni d’insieme alterna opere, come “La stella”, pastello su carta realizzato nel 1878, in cui tutta la sua e la nostra attenzione è rivolta alla solista, isolata sul palcoscenico e trasformata nel simbolo stesso della grazia femminile tanto da comunicare con forza la carica poetica del pittore che in tale bagliore di beltà sembra placare il suo animo.
Dania Cerilli