Tracciati d’Arte n. 5
Autore della raccolta di poesie “Le parole raccolte” (www.ilmiolibro.it)
-Come è nata l’idea di concepire l’opera e perché?
-Direi che non sono partito con l’idea di scrivere un libro, anche perché scrivere è un rapporto personalissimo che ho con me stesso. In genere si scrive per se stessi. Le poesie sono dei pensieri che per assonanza trovano in altre poesie la prosecuzione di un discorso, ma possono vivere anche da sole. L’idea di raccoglierle in un libro mi è venuta quando ho deciso di condividere questi pensieri e di “lasciarli ad altri occhi”, che leggendo vi potranno trovare lo stesso mio senso, oppure ne coglieranno uno proprio. Ma soprattutto, l’importante, è che vengano lette perché solo così potranno dire qualcosa e in qualche modo far sorridere, commuovere, impensierire o sollevare l’anima.
-A quale pubblico è rivolta?
-Il libro essendo una raccolta di poesie, è rivolto a tutti coloro che si chiedono il perché delle cose, che desiderano raccontare, prima a se stessi che agli altri, i sentimenti che abitano la loro anima. In Italia sono veramente molte le persone che scrivono. Solo che gli scritti sono molto più privati che pubblici. Penso si debba cercare di condividere di più quello che è il sentire. Grande merito in questo lo riconosco all’iniziativa della casa editrice dell’editore Giuseppe Aletti che ha saputo, con il concorso di poesia “Il Federiciano”, richiamare da tutta Italia e non solo una miriade di poeti nella meravigliosa cornice di Rocca Imperiale, chiamato a divenire il “Paese della Poesia”, lungo i cui vicoli sono pubblicate, su maioliche, sia le poesie dei vincitori del concorso che quelle donate da poeti come Dacia Maraini, Mario Luzi, Manlio Sgalambro, Maria Luisa Spaziani e Lawrence Ferlinghetti.
-Quali sono gli obiettivi che hai riposto nella tua opera?
-Comunicare emozioni, sentimenti. Una poesia che parla di sentimento, che sia gioia, dolore, amore od altro, ha la sua vita nel muovere l’interiorità nel lettore. Perché è attraverso il sentire che si vive, si conosce, si cresce.
-Qual è secondo te la funzione dei libri ai giorni d’oggi?
-Penso sia quella di sempre: consentire al lettore di apprendere, conoscere, viaggiare, stimolare il pensiero e tramandare. Credo che i libri rappresentino il DNA della cultura, del pensiero e del sapere del genere umano. Tutte le azioni dell’uomo determinano delle conseguenze che lasciano il segno, e così anche la scrittura è un gesto indelebile e pertanto è anche una grande responsabilità.
-Ti sei ispirato a qualcosa o a qualcuno per scrivere?
-Quando scrivo l’ispirazione arriva sempre inaspettata, e mi assale l’emergenza di fermare l’attimo di un pensiero che, se non colto, sfugge. Sfugge perché i pensieri sono colori sfumati del mio sentire che al cambiare della luce cambiano anche loro. Nel tempo ho imparato a distinguere quando ne arriva uno e a dargli la giusta attenzione. Tutto quello che mi circonda può causare l’arrivo di un pensiero particolarmente sentito che cerco di vestire con parole: il mio lavoro, i miei figli, la persona che attraversa la strada, il vento che soffia, gli occhi di una donna, la voce.
-Quali sono i tuoi autori preferiti?
-Fra i poeti nutro particolare affetto per Alda Merini. La raccolta contiene alcune poesie che ho scritto per lei come se fossero una sorta di immaginario dialogo che speravo, un giorno, potesse divenire realtà. La sua scomparsa ha lasciato un forte vuoto nel mio sentire, a quel tempo non sono potuto andare a Milano, ma l’ho potuta salutare pubblicando un articolo sulle pagine de “La Voce” il quotidiano diretto dal professor Alberto Sava. La amo come poetessa perché ha saputo con coraggio mostrare il suo dire mettendo a nudo non solo il dolore, ma la passione per la vita vissuta, per l’amore che non ha mai negato.
-Dicci qualcosa di significativo che riguardi la tua esperienza di poeta.
-Mio figlio mi ha chiesto se sono un poeta famoso. Gi ho risposto che non scrivo poesie per diventare famoso (anche perché l’eventuale fama arriva solo dopo una certa cerimonia dove, di norma, qualcuno piange, io scrivo per me. Perché amo farlo e perché in quell’atto riesco a mettere meglio a fuoco quello che sono le mie gioie ed i miei dolori. L’ultima cosa. Ai lettori lascio un’esortazione: leggete e scrivete senza paura e confrontatevi perché tutto nasce e diventa reale attraverso il pensiero!
Grazie.
-… e la tua citazione preferita è?
-“Tendo l’arco nella speranza che la freccia si scagli distante per tornare e dirmi cosa ci sia oltre lo sguardo”.
Claudia Crocioni