I sarcofaghi vulcenti dell’amore eterno

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Tracciati d’Arte n.7

Museo delle Belle Arti di Boston.

AE7_1Il capitolo della famiglia etrusca, che ritroviamo più chiaramente nei sarcofaghi, conferma una parità di diritti tra uomo e donna. Nel Museo delle Belle Arti di Boston sono conservati due sarcofaghi, provenienti, come del resto gli affreschi della galleria Torlonia, dalle tombe di Vulci. Quasi del tutto simile è l’atteggiamento delle giovani coppie, coperte appena da leggerissime lenzuola tanto da sembrare bagnate per mettere in rilievo i sottostanti particolari anatomici. Le mani delle donne passano dietro il corpo dei compagni, occhi negli occhi, le bocche vicine, i ginocchi che quasi si toccano, le gambe che cercano il contatto. Questa sensualità “pagana”, che mal si concilia ad un onesta coppia di coniugi, è una rappresentazione, oltre la vita, dei migliori anni trascorsi, nel periodo più bello. Non ci sono segreti né tantomeno misteri. I due coniugi, oltre ad essere quasi coetanei, non sono morti nel fiore degli anni a coppia, ma avevano concepito cosi la loro estrema dimora. Come a voler immortalare “i migliori anni della loro vita… stringimi forte perché la notte è infinita…” C’è stato qualcuno che ha voluto invece interpretare le due coppie di sposi come dei libertini vulcenti “che dormono il sonno eterno fra le braccia voluttuose delle loro rispettive concubine” (Giulio Lensi Orlandi. Il segreto degli Etruschi, 1972). Sono invece marito e moglie giovani, belli e felici. Perché farsi ritrarre e lasciare ai posteri l’iconografia della loro vecchiaia? Ha tutte le ragioni il già citato Giulio Lensi Orlandi quando invece scrive che “nei capolavori di Boston si scopre la ricercata fusione di rotondità femminile e di muscolosità maschili che dinamicizza gli atteggiamenti delle coppie scolpite sopra i templi indiani. In questa tradizione vive tuttora la realtà cosmica degli Etruschi, una doppia polarità sensuale per significare la compenetrazione dei due principi attraverso il ritmo cosmico che si compie”. L’uomo senza la donna è nulla, disseccato come un guscio di cicala alla fine dell’estate. Ebbe, la perenne giovinezza olimpica, fu la sposa di Eracle eroe solare e vittorioso. Nelle tombe egiziane giovani bellissime donne, dai lunghissimi capelli neri, accompagnavano il faraone nell’aldilà con le fiaccole nelle mani come per facilitargli il cammino. In altri affreschi, le giovani donne porgono elegantemente al faraone il fiore di loto della rinascita o la chiave della vita. Sono del parere che gli Etruschi, nel periodo del loro massimo splendore, (VII-V sec. a.C.), credessero nella rinascita e nella resurrezione dei corpi. Perché dovevano portarsi (come gli Egiziani) tanti beni terrestri, per loro cosi preziosi in vita, nell’aldilà? Perché non lasciare oro, vasi, avori, gioielli ai loro eredi? La filosofia romana, molto più pragmatica, e poi quella cristiana, molto più spirituale, ha cambiato la storia. Eppure c’è qualcosa di veramente unico in questi due sarcofaghi di coppie belle e felici. Sia in quello d’alabastro che in quello di nenfro sono scolpite, sopra i loro coperchi, due favolose coppie di sposi, innamorati in vita, uniti per l’eternità. C’è qualcosa di più bello al mondo?

Aldo Ercoli

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