Guido Venanzoni

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Tracciati d’Arte n. 3

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GV3_2E se Caravaggio volesse davvero parlarci da un’altra dimensione per darci la chiave di lettura della sua morte, a chi poteva rivolgersi se non a colui che, ugualmente pittore e studioso della pittura del ‘600, dopo quattro seco/i si trova a vivere proprio nel luogo dove successe il misfatto? Addirittura, scherzando, ci piace pensare che possa essere lui, Guido Venanzoni, l’anima incarnata dell’ artista lombardo, e che la stessa luce presente nei quadri del Merisì, potrebbe ora illuminare la realtà, restituendo verità alla vicenda.

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Guido Venanzoni nasce a Roma il 27/03/1951, vive e svolge la sua attività a Ladispoli (ROMA). Già dotato in tenera età di una spiccata predisposizione per l’arte pittorica, inizia il suo percorso di studi presso l’atelier del maestro Vito Lobefaro in Roma, in cui vive un’esperienza simile a quella degli allievi delle botteghe d’arte del 500, dove viene iniziato agli antichi segreti delle tecniche pittoriche dell’ottocento napoletano. Sarà a seguito di questa fase, durata più di dieci anni, che comincerà a nascere in lui una nuova ispirazione, la quale maturerà in un percorso creativo, che troverà ìl suo pieno sviluppo nella serie “I violini con fiori” rendendolo famoso in Italia ed all’estero. L’esperienza tecnica maturata in quegli anni, lo ha portato ad avere una nuova passione dettata dalla sete di conoscenza relativamente all’Arte antica, approfondendo in particolar modo gli autori del 500, del 600, del 700 e 800, perfezionando la sua tecnica fino al massimo, al fine di riprodurre perfette e splendide copie e opere proprie dal calore che può dare solo un quadro ben fatto e con l’aspetto molto importante di una perfetta invecchiatura.

Maestro, l’idea che Caravaggio possa essere morto a Palo in che stato d’animo la pone?
Ammiro da sempre i dipinti realistici che il pittore nel lontano 1600 eseguiva anticipando l’800 e il ‘900. Ho sempre nutrito un’infinita ammirazione per la pittura di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. L’abilità tecnica, la bellezza delle luci che nei suoi quadri esplodevano con un sapiente accostamento di contrasti, la rifinitura esasperata che dava a ogni dipinto, tutto ciò finito con un arresto e come racconta il prof. Vincenzo Pacelli di un assassinio avvenuto nel borgo di Palo dove io abito. Ciò che pian piano sta venendo alla luce in questi ultimi tempi, qui a Ladispoli, mi pone in uno stato di ansia e nello sfesso tempo di curiosità, come se lui mi chiamasse, dicendomi di far sapere la verità per tanto tempo occultata. Ho voluto creare questo dipinto inedito per onorare questo straordinario pittore e per far sapere alla gente che alla base della sua morte si nasconde un mistero.

Quanto ha influito la pittura di Caravaggio sul suo percorso artistico?
Moltissimo, fin da bambino ho copiato molte sue opere, dal ragazzo con canestro di frutta, alla fuga in Egitto, riuscendo a capire molto della sua tecnica. Sono circa 35 anni che dipingo anche copie e ogni volta che eseguo una sua opera resto meravigliato della padronanza che il Caravaggio aveva in ogni situazione pittorica, dalle figure alle nature morte e penso sinceramente di aver fatta mia la sua lezione, certo è che la pittura di Caravaggio riserva ancora molte sorprese, è un mondo pittorico che non conosce confini, e quindi c’è sempre e molto da imparare, anche dopo anni di studi.

Ci può parlare della tecnica pittorica usata da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio?
E molto difficile poter dare una risposta a questa domanda in quanto la conoscenza che ho sulla tecnica pittorica del maestro è pur sempre basata sulla mia interpretazione delle sue opere. Comunque in linea di massima penso che usasse lo sfondo dipinto di un rosso pompeiano, questo per dare un tono morbido e caldo al dipinto. Il disegno secondo me doveva essere fatto per forza e condotto con dovizia di esecuzione copiando dal vero e riportando il tutto sullo spolvero e trasferito poi sulla tela. Il pittore per le ombre usava molto le terre e per le luci i gialli, dal giallo di Napoli all’ocra con fusioni tra loro e con molta cura e bravura. Comunque se mi sarà data l’opportunità cercherò in un prossimo articolo di spiegare meglio qualche tecnica pittorica.

Abbiamo conosciuto l’arte di Guido Venanzoni, e nel ringraziarlo ci viene spontaneo pensare che seppur non fosse l’incarnazione del Caravaggio, come scherzando abbiamo ipotizzato all’inizio, sicuramente e seriamente possiamo affermare che ne è un valido successore, Grazie Guido.

Andrea Cerqua

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