Tracciati d’Arte n.7
Qualche giorno addietro ho avuto l’occasione di conoscere ed intervistare Ennio Tirabassi, egli è ormai più che noto archeologo, restauratore, ceramista e storico. Nonché delegato responsabile dell’intero sito archeologico della necropoli etrusca di Cerveteri, che dal luglio 2004 entra a far parte della lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Intendo in un primo momento fare i miei più vivi complimenti ad un uomo pieno di cultura e di passione per la sua materia, che mi ha saputo coinvolgere in ogni istante della nostra piacevole conversazione, trasportandomi con semplicità e chiarezza in un viaggio virtuale, immaginario, fra i sentieri della Banditaccia. Egli mi ha ricordato recenti studi che ho fatto per l’università, in particolare riguardo Tylor che nel 1871 segna la nascita dell’etnologia come scienza autonoma. Insieme a Malinowski etnologo del 1844, dichiareranno che la conoscenza scientifica è da estendere anche all’uomo primitivo. Infatti senza una conoscenza ed un’osservanza della conoscenza, nessuna cultura potrebbe sopravvivere. E sarà a questo tema che Ennio Tirabassi dedicherà la sua carriera e gran parte della sua vita. Nei suoi progetti figura un particolare libro che vede il fondesi di nozioni storiche e fotografie. Mi chiederete se sia dunque una guida ciò di cui sto parlando, ma in realtà è molto di più. Il lavoro di Ennio cela e svela contemporaneamente tutte le risposte ai dubbi che potrebbero assalire un turista in visita al sito archeologico. Il titolo di tale opera è: “Viaggio cronologico all’interno della Necropoli della Banditaccia. Gli etruschi in Cerveteri”. Il Maestro Ennio Tirabassi esordisce all’interno del nostro viaggio con alcune nozioni riguardo Raniero Mengarelli, il direttore dell’Ufficio Scavi di Civitavecchia e Tolfa che nel 1911, recuperò le tombe ed i reperti del sito. Le sepolture più antiche risalgono al IX secolo A.C o a quella che viene chiamata epoca Villanoviana. Proseguendo Ennio ci spiega cosa fosse uno Ziro, ovvero la custodia di un’urna cineraria. L’aspetto più interessante riguarda la differenza della forma del vaso biconico che raccoglieva le ceneri, uterina o fallica, a seconda di sepoltura femminile o maschile. Questo conteneva anche oggetti destinati alla ”vita oltre la vita” del defunto. Le spille da balia ad esempio, spiega Ennio, brevettate dall’americano Walter Hunt, già esistevano ai tempi degli etruschi. Ma l’incinerazione non era l’unico mezzo di sepoltura presso gli etruschi. Di sovente il cadavere era adagiato presso una fossa, accompagnato dal corredo funebre e coperto da massi per evitare che animali arrivassero al corpo, scavando buche nel terreno. Il viaggio con Ennio prosegue ed arriviamo nel VII secolo A.C. L’esempio di sepoltura a quei tempi è la cosiddetta “tomba a capanna”. La sua peculiarità è quella di riprodurre l’interno di una vera e propria abitazione etrusca, completa di scaffali, banchine ed aperture ad arco ideate dagli Etruschi. Per la prima volta una tomba ci svela qualcosa sulle costruzioni abitative allíinfuori dei cimiteri. Nel VI secolo A.C le tombe cominciano a produrre reperti provenienti dall’antica Grecia. Come ad esempio il Cratere Euphronios, restituito all’Italia dal Metropolitan Museum of Art di New York. Raffigura la morte di Serpedonte nell’Iliade di Omero. Sappiamo che allora i Vasi erano un po’ come i giornali di oggi, vi si leggevano storie ed eventi. Ed erano firmati sia da chi li costruiva sia da chi li incideva. Ennio ci parla anche del V secolo A.C, con le tombe a Dado, contenute all’interno di un blocco di roccia scavato nel tufo. Ci descrive poi la tomba dei Rilievi o Matuna, datata IV secolo A.C. Considerata la tomba antica più bella del mondo. Poi conclude il suo percorso spiegandoci come la Roma nascente determinerà la decadenza del popolo etrusco, il quale era stato così potente grazie ai suoi possedimenti di ferro e di allume di rocca. Da quel momento in poi le tombe iniziano ad impoverirsi e ad assomigliarsi fra loro. Ma non voglio concedervi oltre quelli che sono gli studi e le scoperte di Ennio. Questi accenni vogliono soltanto dare un’idea degli argomenti che egli saprà esporvi, illustrarvi e spiegarvi magnificamente nel suo percorso cronologico. Accompagnandovi con meravigliose fotografie. Ed è col cuore che Ennio dedica la sua opera a chi l’ha sostenuto, a chi è venuto a mancare durante la vita ed ai genitori.
Grazie Maestro Tirabassi per questo viaggio.