Presso Palazzo Strozzi situato nel centro di Firenze è possibile ammirare tra le più importanti opere facenti parte della collezione dei Guggenheim, in mostra dal 19 Marzo al 24 Luglio 2016. Prima di presentare la mostra è doveroso fare un’introduzione su ciò che rappresenta Palazzo Strozzi per la città di Firenze. L’edificio di stampo rinascimentale si erge tra due delle più importanti vie fiorentine: Via Strozzi e Via Tornabuoni, fu commissionato da Filippo Strozzi, un ricco mercante ostile alla prestigiosa famiglia Medici. La struttura fu volutamente costruita di dimensione superiore al Palazzo Medici, dal quale ne copiò la facciata e la forma cubica sviluppata su tre piani attorno ad un cortile centrale. Palazzo Strozzi è divenuto di proprietà statale nel 1999 e attualmente è sede di quattro importanti istituti: Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Istituto di Scienze Umane e Sociali, il Gabinetto G. P. Vieusseux e la Fondazione Palazzo Strozzi. Quest’ultima si occupa dell’organizzazione di spazi comuni con partnership privati per l’organizzazione di mostre, tra cui “da Kandinski a Pollok: la grande arte dei Guggenheim”.
Come sede della mostra è stata scelta Palazzo Strozzi per ricordare l’evento avvenuto nel febbraio del 1949 nel quale Peggy Guggenheim, per l’inaugurazione degli spazi della Strozzina, decise di mostrare la propria collezione prima di collocarla definitivamente nella città di Venezia. L’esposizione è nata dalla collaborazione tra Palazzo Strozzi e The Solomon R. Guggenheim Foundation con sede a New York e Venezia. La mostra presenta oltre 100 capolavori dell’arte europea e americana tra gli anni venti e sessanta del Novecento ricostruendo le relazioni tra i due galleristi Peggy e Solomon Guggenheim.
L’amore di Peggy e Solomon per l’arte ha permesso la nascita delle neoavanguardie del secondo dopoguerra, instaurando una relazione tra artisti europei e americani.La mostra vuole celebrare un eccezionale confronto tra le collezioni di Solomon e Peggy, rispettivamente zio e nipote, che si evolve in un susseguirsi di opere dei maggiori esponenti dell’arte moderna. Tra gli artisti presenti nell’esposizione troviamo: Marcel Duchamp, Max Ernest, Man Ray, Pablo Picasso e gli informali europei: Alberto Burri, Emilio Vedova e Lucio Fontana. Altro movimento protagonista della mostra è l’espressionismo astratto americano capeggiato dalle 18 opere di Jackson Pollok e 6 grandi quadri di Mark Rothko. Tra le opere di maggiore importanza ricordiamo la monumentale tela di Kandinsky “Curva dominante” in cui un disco giallo posto in alto a sinistra domina l’intero quadro irradiando una potente energia, esso è circondato da elementi curvilinei che donano al dipinto una dinamicità inaspettata, racchiusa da punti fermi.
Altra opera degna di nota è “Il bacio” di Max Ernst appartenente al periodo surrealista dell’autore che vuole celebrare una sensualità disinibita, frutto dell’ispirazione proveniente dalla giovane moglie Marie-Berthe Aurenche, nonché soggetto erotico di questa e molte altre opere dell’artista. Lo “Studio per scimpanzé” di Francis Bacon era tra le opere più apprezzate da Peggy, infatti, la teneva nella propria camera a Venezia, nel quadro domina il colore rosso acceso e troneggia l’immagine di uno scimpanzé la cui espressione è poco decifrabile, deformata dall’amore del movimento e della distorsione da parte dell’artista. La mostra è non soltanto il filo conduttore tra i due galleristi Peggy e Solomon, ma presenta uno spezzone dell’arte e della storia del Novecento a cavallo della Seconda Guerra Mondiale che permette al visitatore di rimanerne piacevolmente coinvolto.
Autore: Bianca De Pascale