Tracciati d’Arte n. 3
Rinchiuso nell’ antica fortezza degli Orsini a Palo (oggi Ladispoli) ed ucciso, o gettato in mare prima dell’approdo?
Il primo aprile 2012, presso l’Aula Consiliare del Comune di Ladispoli, si è tenuto il convegno “L’ultimo Caravaggio da Napoli a Palo, nuove ipotesi sulla morte”, evento che ha avuto clamore nazionale riportato da tutti gli organi di stampa e tv. L’idea di organizzare l’incontro inizia a prender corpo dopo la presentazione del libro del dott. Crescenzo Paliotta “Ladispoli immagini e racconti tra Caravaggio e Vanvitelli, D’Annunzio e Rossellini” edito Altredizioni Casa Editrice. I promotori intellettuali del convegno sono stati il dott. Francesco D’Antuono e il Maestro d’Arte Guido Venanzoni, pittore ed esperto della tecnica della pittura antica, autore del dipinto “Arresto di Caravaggio a Palo” che rappresenta il momento in cui il Caravaggio viene fermato dalle guardie appena sbarcato a Palo. Il dipinto è esposto e posizionato nell’Aula Consiliare della stessa città di Ladispoli. L’evento è stato patrocinato dalla Regione Lazio, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ladispoli e dal Rotary Club sezione di Ladispoli Cerveteri.
Tra i relatori il dott. Crescenzo Paliotta, dott. Stefano Foschi presidente del Rotary Club, Andrea Zonetti delegato alla cultura, Il dott. Francesco D’Antuono e il Maestro d’arte Guido Venanzoni e chiaramente il prof. Vincenzo Pacelli, già ordinario di Storia dell’Arte Moderna alla Facoltà di Lettere e Filosofìa dell’Università di Napoli “Federico II” comunemente considerato uno dei maggiori esperti di Caravaggio in Italia, il quale durante il convegno ha esposto la sua tesi. Secondo il prof. Pacelli non ci sono dubbi sulla reale morte di Caravaggio rimasta per oltre quattro secoli avvolta da una fìtta nube di mistero, la tesi che sostiene con chiarezza è: omicidio di stato. Argomento sostenuto da documenti che il professore ha rivenuto nell’ Archivio Segreto Vaticano.
Già un altro importante studioso, Silvano Vinceti, affermava che il decesso di Caravaggio fosse avvenuto a Porto Ercole per cause naturali e lì sepolto nel piccolo cimitero di San Sebastiano, dopo una ricerca fatta con il contributo di esperti di diverse università italiane, Silvano Vinceti annunciò il ritrovamento dei resti mortali del grande pittore lombardo, dice: a dimostrarlo “sono i risultati convergenti di tutta una serie di esami, che vanno dal carbonio 14 a quello dei metalli pesanti ritrovati tra i diversi resti mortali esaminati dall’università di Bologna, in collaborazione con l’università del Salento e con un importante laboratorio di Ravenna specializzato nell’esame dei metalli pesanti (contenuti nei colori usati da Caravaggio) anche nei resti ossei”. Vincenzo Pacelli si scaglia contro la tesi di diffìcile dimostrazione del Vinceti e, nell’ultima edizione del suo libro “L’ultimo Caravaggio” apre dicendo: “L’interesse a far morire Caravaggio per cause “naturali” è legato alla volontà di non far apparire i responsabili di un complotto omicida ordito ai danni del pittore lombardo: una malattia può essere imputata solo al destino o, più fantasiosamente, ad un disegno superiore”. Vincenzo Pacelli ha confermato questa sua tesi davanti ad una assemblea gremita e interessata organizzata proprio nel luogo in cui sembra senza ombra di dubbi essersi consumata la vicenda. Caravaggio, già da vivo, era riconosciuto come il più grande pittore del tempo, amato per la sua bravura pittorica e odiato per l’arroganza con cui dipingeva prostitute e cafoni inseriti come protagonisti in dipinti commissionati dal clero e quindi da posizionare in altari e chiese. Nella Roma del 1600 il clero era deriso per questo, e il papa non era certo a favore del pittore rivoluzionario.
Al clero si presentò il motivo per farla finita con il Caravaggio quando questi uccise il Tomassoni in un duello con Tommaso Ranucci (sembra che la causa sia stata la prostituta Maddalena Antonietti nota prostituta romana posta nel dipinto”Madonna dei Pellegrini”), così che la condanna a morte da parte della chiesa arrivò puntuale. Caravaggio scappa aiutato dai nobili Colonna verso Zagarolo, Paliano, Napoli. Approderà a Malta ove era stata richiesta la sua opera, quì i cavalieri lo accolgono come grande pittore e addirittura diventa cavaliere per i meriti pittorici, dipinge ritratti per il gran maestro Alof de Wignacourt, però la sua spregiudicatezza lo fece arrestare e imprigionare. Evaso dalle carceri maltesi, Caravaggio fugge a Napoli con l’aiuto del figlio della principessa Colonna allora ammiraglio della flotta maltese facendo infuriare i Cavalieri di Malta che gli giurarono vendetta. Si sarebbe trattato di un omicidio tramato dai Cavalieri di Malta con l’avallo di alcuni ambienti della Curia pontifìcia «a cui poteva far comodo – sostiene Pacelli – eliminare un personaggio che metteva in discussione i principi della fede dogmatica della Chiesa e trattava le sacre verità senza nessun decoro».
Andrea Cerqua