Ermanno Ciani, nato a Roma, dopo aver conseguito, in questa città la laurea di dottore in fisica, si dedicò per molto tempo all’insegnamento delle scienze matematiche e fisiche. Ad un certo punto della sua vita lasciato l’insegnamento si dedica a tempo pieno alla sua vera passione: l’Arte.
MATERIA E COSCIENZA

Ogni volta che mi siedo al cavalletto, non so mai se ho davanti una tela o uno specchio. Agli inizi del mio percorso artistico era tutto più semplice. Si trattava di riportare su tela una figura o un paesaggio cercando di essere fedele al modello. Un esercizio di copiatura della realtà, in fin dei conti. Acquisita con il tempo una certa tecnica e sicurezza, nel momento di godermi le nuove capacità pittoriche, la mente iniziò a pormi delle questioni. Che cosa stavo facendo? Perché? La realtà è già buona per suo conto, che senso aveva riprodurla? E dov’era finito l’amore per la ricerca che mi aveva fatto laureare in fisica? Arte o scienza? Risolsi per artescienza. La scienza mi chiede di osservare con attenzione la realtà e riprodurla con un modello matematico che spieghi non solo la meccanica dei fatti ma anche l’essenza profonda che governa il fenomeno. L’arte mi fa osservare la realtà nel tentativo di riprodurne non solo la forma esterna ma anche quel quid che comunica emozioni che coinvolgono l’essenza più profonda dell’uomo. Perché allora la tela come specchio? Quando uso uno specchio, posso finalmente vedere quello che altrimenti non potrei. Quando dipingo un’opera di fantasia, attingo da quella mia zona interiore, che poco conosco e mai controllo, ma che invece controlla me. Anche se si tratta di una riproduzione della realtà verrà comunque filtrata dalla stessa zona interiore che è diversa in ognuno di noi e perciò ci fa vivere la stessa cosa in modo differente. E’ questo passaggio obbligato che funziona da specchio riflettendo, attraverso l’opera, una nostra parte altrimenti non visibile. Occupiamoci ora del processo scientifico. In passato si trattava dell’osservazione di un fenomeno certo, poi della formulazione di un’ipotesi che lo descrivesse, infine seguiva la verifica sperimentale della validità dell’ipotesi. Ora l’avvento della meccanica quantistica ha sconvolto tutto. Questa teoria cancella le certezze e ci mostra un mondo, dove dominano le probabilità che però si trasformano in certezze solo quando sono osservate ovvero misurate.

E’ sconvolgente. Mentre prima c’era una netta separazione tra osservatore e oggetto, ora c’è un’interazione tra i due. Sono alla pari. L’atto di osservare diventa creativo, l‘osservato ne viene modificato e a sua volta modifica l’esperienza, o coscienza, dell’osservatore. Così, come nell’arte, anche in questo campo l’oggetto risponde in relazione alla disposizione del soggetto riflettendone parte della sua essenza. Per inciso, la meccanica quantistica non è una mera ipotesi campata in aria, già nel 1980 un esperimento fatto a Parigi dal fisico francese Alain Aspect, diede una prima conferma della sua validità. Il paradosso della fisica moderna è che man mano che ci si addentra nel cuore della materia, questa smette di esistere così come appare alla nostra normale esperienza. La materia assume ora la connotazione, seppure in modo non chiaro, di qualcosa che è intimamente legato alla coscienza. E’ un triplo salto mortale senza rete, vero? Ma questi sono i fatti. Ora poiché l’arte, nelle sue molteplici forme, parla alla coscienza facendone vibrare le corde più profonde, è chiaro che l’interazione tra arte e scienza risulta molto forte e tutta da scoprire.
Ermanno Ciani
Discussione1 commento
Eccezionale articolo, sarebbe opportuno inserire spesso articoli che parlano di Arte e la sua importanza nella High Tech.