Tracciati d’Arte n. 6
In occasione dell’esposizione dei dipinti di Andrea Cerqua nelle sale dell’ Holiday Inn Rome Eur Parco dei Medici.

Olio e tecnica mista su tela, 2010
Collezione privata
Conosco Andrea Cerqua da quando frequentavo le scuole elementari del mio paese, Ladispoli, in provincia di Roma. Poi come di solito succede nella vita, si cresce, le strade si intersecano, dividono e a volte allontanano. Resta scolpita nella nostra mente un’immagine di chi abbiamo conosciuto e si conserva nel proprio cuore l’idea che di quella persona rimane intatta nei nostri pensieri. Sembra incredibile, ma è veramente così che accade. Oggi a distanza di trent’anni, con una vita costruita lontano da casa, sento parlar di lui e dei suoi progressi. Ogni tanto apprendo notizie dai miei famigliari che mi dicono: “ …sai Andrea è diventato veramente bravo, ha esposto nuovamente le sue opere, continua a dipingere e a riprodurre ciò che ha dentro. Adesso ha costituito un’ Associazione d’Arte e Cultura, cura l’edizione di una rivista d’Arte molto valida e interessante.” Insomma notizie sparse nella memoria che riempiono il cuore di piacere e soddisfazione, quando si conoscono la fatica, il dolore, la passione e la voglia di andare dritti allo scopo contro tutto e tutti, che nel passato Andrea ha dovuto affrontare con coraggio e devozione. Quando chi ti è vicino dice : “…non puoi diventare un pittore, cosa ci fai con la pittura? E’ una strada difficile lascia perdere!” Ebbene oggi sono orgogliosa e fiera di questo amico illustre e lontano, che mi chiede, anzi mi concede l’onore di scrivere una recensione per la sua ultima mostra personale tenutasi all’Holiday Inn Rome Eur Parco dei Medici e prorogata dalla direzione dell’albergo oltre la data stabilita inizialmente.

Olio e tecnica mista su tela, 2010
Collezione privata
Il percorso che Andrea Cerqua ha costruito intorno alla sua pittura è, oserei dire, di gusto raffinato, frutto di una ricerca interiore che l’artista compie ormai da anni e che persegue ogni giorno e ogni volta che tocca una tela bianca con i suoi pennelli. L’elemento fondamentale del linguaggio pittorico di questo artista è sicuramente la figura umana, guardata però attraverso le sue origini naturali: il corpo che emerge dalla terra e dallo natura incontaminata, oppure una donna che indubbiamente ricorda le dèe mitologiche raffigurate dagli artisti del ‘500-‘600 in Italia. In verità però, quello che più mi ha colpito nei quadri che seguono l’allestimento dell’esposizione, è il contatto interiore, che emerge dai colori e dai soggetti, che il pittore possiede, inconsapevole egli stesso di avere, con un bisogno chiaro di luce. I suoi colori sono vivacissimi, bramosi di limpidezza. I turbinii di conchiglie che fuoriescono dall’azzurro mare – cielo, sono morfologicamente perfetti tanto da ricordare indubbiamente l’antica mitologia greca legata al mito di Venere. Infatti secondo la leggenda questa dea nasceva dalla spuma del mare e sdraiata su una conchiglia veniva condotta a Cipro, dove si celebra il suo culto. Quindi da un lato troviamo l’associazione della conchiglia alla dea dell’amore e dall’altro il legame della cultura religiosa che attribuisce alla sua immagine la tomba dell’uomo prima della resurrezione. In effetti nella pittura rinascimentale la conchiglia, era simbolicamente attributo di Maria Vergine, che accoglie nelle prime ore del mattino la rugiada celeste di Dio per bocca dell’Arcangelo Gabriele. Inoltre si considera addirittura simbolo dei santi pellegrini, Giacomo Maggiore e Rocco. Senza dimenticare la presenza delle conchiglie nei dipinti tra il XV e XVII secolo; quando nacque la passione per le collezioni di “meraviglie” e mi riferisco nello specifico ai dipinti di Adriaen Coorte intorno al 1696-98, riprodotte in maniera incredibilmente realistica così come quelle di Andrea Cerqua. Non esiste nella pittura di Cerqua una non-definizione, una confusione; lui stesso infatti dice di sentirsi “guidato da qualcosa di etereo”, che sicuramente esprime con chiarezza, privo di ogni disordine mentale. Proprio come il grande poeta G. Ungaretti diceva in due semplici parole: “M’illumino d’immenso”, perché attraverso la nascita del giorno e l’illuminazione del primo mattino, riesce a percepire e a cogliere l’essenza di una vastità, che ancor più grande colpisce per mezzo di forme di luce, anche A. Cerqua è in continua ricerca interiore, verso una luce infinita che lo conduce attraverso un percorso stabilito. Tuttavia è come se i canoni che guidano questo cammino, siano scritti a caratteri d’oro sulla tela della sua vita. Ciò che lascia stupefatti nelle sue opere è l’intensità d’animo con cui si rappresenta. Anche dove non esistono colori chiari come nel quadro dove l’uomo a testa china è inginocchiato di fronte allo spettatore ed emerge dalla terra scura, o nelle opere in cui non sono raffigurati corpi umani, lui è sempre presente, in ogni pennellata precisa e nitida. È la sua mente che sì trasforma e diventa essa stessa soggetto del quadro: nelle piccole e grandi conchiglie, nel mare terso, nella terra scura, nei corpi nudi che si intrecciano. Se artisticamente, ogni opera che nasce per essere trasmessa ai posteri è sicuramente tradotta anche per le diverse tipologie di tecniche che vengono utilizzate per la sua realizzazione, i dipinti di Andrea ne sono evidentemente un esempio valido.


Sono rimasta, meravigliata, quando chiedendo conferma al pittore sul perché alcuni dei suoi quadri risultavano più corposi, dal punto di vista coloristico di altri e come mai la superfìcie fosse così frastagliata, catturando corpi di luce profondi, lui in tutta naturalezza mi ha risposto: ” perché ho usato la sabbia del mio mare! “Una sabbia che per conformazione geologica si presenta molto scura perché ricca di ferro. Inconsapevolmente creatore quindi, di una nuova ed innovativa tecnica che conferisce alle sue opere un sapore ancora più particolare e interessante. Degna di parole è anche la sua ispirazione per i nudi, la quale lui tiene a specificarlo, proviene dalla sua memoria interiore e dalla sua anima, visto che non utilizza modelli reali. Tuttavia a mio avviso, si affida non solo ai suoi pensieri, ma anche alta sua raffinatissima tecnica di disegno maturata negli anni di studio. La grande capacità di questo pittore contemporaneo sta nella sua originalità di essere legato ad una realtà che esula completamente dalla vita quotidiana. I suoi quadri sono un rifugio e uno sguardo sul mondo che lo circonda. Una speranza forse di attraccare in un porto dove non ci sono condizionamenti, ma solo un vortice di emozioni, che non devono essere toccate da nessuno, ma restare esattamente così , come lui le ha create sulla tela nel suo “attimo infinito”.
Patrizia Maio, storica dell’arte